Conoscere
"All’inizio non era cosi"
E’ il modo più frequente di cominciare il racconto della propria storia da parte di donne che hanno subito violenza nel rapporto di coppia, la forma di violenza più diffusa, presente in ogni contesto e ad ogni livello sociale. La descrizione del partner in questa fase è quella di un uomo molto premuroso, presente, talvolta anche troppo: infatti, la trasformazione di queste attenzioni in vere e proprie forme di controllo che finiscono per limitare fortemente la libertà della compagna, sono già una forma di violenza. I maltrattamenti non sono soltanto le esplosioni di gesti aggressivi, urla, spintoni, schiaffi e botte: sono anche gli attacchi svalutativi alla donna in quanto tale, al suo lavoro, all'organizzazione domestica o alla cura dei figli, all’aspetto fisico ed alla sessualità e minano profondamente l’autostima della persona che ne è vittima. La violenza si struttura così in una insidiosa spirale, fatta anche di ricatti economici ed affettivi, di manovre per allontanare amiche e parenti, in modo da poter isolare la compagna e renderla sempre più rassegnata ed incapace di reagire ai soprusi. A periodi più turbolenti l’aggressore, marito, fidanzato, o ex compagno che sia, ne alterna altri nei quali si mostra superficialmente riparativo, spesso chiede perdono, magari giurando di non ripetere mai più abusi e sopraffazioni, salvo poi ricominciare, con rinnovata energia e violenza, disorientando sempre di più la propria vittima e rendendole sempre più difficile uscire dalla spirale e chiedere aiuto . Purtroppo ancora in molti, troppi casi ,il femminicidio è l’epilogo di queste persecuzioni.
Curare
È proprio dalla difficoltà di uscire dalla spirale e chiedere aiuto che nasce la difficoltà della cura: è solo una piccola percentuale quella delle donne oggetto di violenza che denunciano la loro condizione, trovano il coraggio di parlarne e chiedono un aiuto terapeutico per ricostruire la propria vita, rimediare il danno subito. Ma non solo. Infatti, un buon lavoro introspettivo aiuta le donne vittime di violenza a comprendere quali aspetti della loro personalità le ha rese facili prede di uomini distruttivi: ricostruire l’integrità psichica e fisica è anche far sì che ciò che è accaduto non possa mai più ripetersi. Anche l’aggressore ha bisogno del suo spazio di aiuto e terapia, perché essere violenti è essere patologicamente incapaci di amare, averne paura, non conoscere altre modalità di relazione con una donna che non siano quelle del possesso e del maltrattamento. Questi uomini spesso sono anche genitori, convinti di essere dei buoni padri: senza la consapevolezza del danno perpetrato non solo nei confronti della compagna, ma dell'intera famiglia, quale messaggio possono lasciare ai figli?
Prevenire
Si può fare molto, dall'educazione nelle scuole, alla capacità di risposta integrata alle richieste di aiuto: le donne hanno spesso timore di non avere protezione sufficiente, anche legale, quando riescono a trovare il coraggio di parlare. La violenza in famiglia e fuori genera patologie e disturbi del comportamento a lungo termine: la sanità se ne occupa, da anni.
Per ognuno di noi prevenire è mantenere la consapevolezza che la violenza sulla donna è una piaga che riguarda tutta la società: magari si sta consumando nella famiglia della porta accanto e voltarci dall’altra parte perché pensiamo non ci riguardi, è inaccettabile.
dr.ssa Federica Lequio Psicoterapeuta
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